Chiudo il gas e vado via.
Diverso clima ma egual sguardo amorevole e dolente in{{Chiudo il gas e vado via}} (Salani, pp. 315, 14) di Emily Barr, ambientato in una cittadina australiana, ove si discute della vera identità di Lina. Lina oppure Daisy? E qual è il suo oscuro passato? C’è chi giura di conoscerne il volto e di poterne rintracciare i risvolti torbidi e foschi. Un’indagine piena di suspense, graffiata dall’artiglio tipico delle nipotine di Barbara Cartland. (SABATO 9 AGOSTO 2003, LA STAMPA)
21-7-2003
Un’amica in fuga dal passato Nel brillante romanzo di Emily Barr Un viaggio appassionante nell’entroterra australiano alla ricerca di un’amica scomparsa. Sophie aveva 18 anni quando la sua amica del cuore, Daisy Fraser, coinvolta a Londra in uno scandalo di droga e sesso in cui morirono quattro giovani, si è suicidata: dieci anni dopo la rivede. E’ sposata, ha un figlio di dieci anni ed è incinta: ha un nome nuovo e finge un accento australiano, ma Sophie la riconosce. Un romanzo intrigante con personaggi incredibilmente azzeccati, mordaci e profondi le cui storie si intrecciano in modo magnifico. ‘Chiudo il gas e vado via’ è una fantastica lettura in cui una vicenda grottesca ricca di suspense si mescola al giornalismo scandalistico e senza scrupoli che scava nel tormentato passato di una donna in fuga. Daisy per dieci lunghi anni vive da saccopelista: è una viaggiatrice sfrenata che si sposta in continuazione, guardandosi sempre alle spalle, senza mai fidarsi della gente che incontra. Non viaggia per vedere il mondo, ma per sfuggirlo, cercando di dimenticare il suo passato. Dall’Inghilterra, attraverso l’India, arriva fino in Australia, dove incontra Tony, uno sbandato affascinante di cui la nomade e seducente Daisy si innamora a prima vista: ‘E’ un tesoro di uomo, uno di quegli opali che ti cambiano la vita’. A Craggy Rock, sperduto paesino nella terra dei canguri, dove l’acqua corrente e l’elettricità sono un lusso che nessuno può permettersi e dove le case non sono altro che tane sotterranee, Daisy e Tony decidono di costruirsi una famiglia. Lui non sa tutto di Daisy, ma il loro rapporto è forte. Lei ha un nome nuovo, una nuova vita e un bebè in arrivo, quando incontra Sophie. Soph ha ventinove anni, sta viaggiando con uno zaino sulle spalle nel deserto australiano, e la riconosce subito. Da dieci anni a Londra tutti la danno per morta suicida, ma Soph non ci ha mai creduto. Così anche se Daisy sostiene di essere un’altra, Sophie la riconosce: era la sua migliore amica. Ritorna in Inghilterra e racconta tutto al suo fidanzato giornalista. Lui pensa di fare lo scoop del secolo e regala a Sophie un viaggio in Australia e si offre di accompagnarla alla ricerca dell’amica scomparsa. La storia di Daisy è un po’ la storia di tante donne che ad un certo punto della loro vita avrebbero voluto mollare tutto per ricominciare daccapo: Daisy è stata costretta a farlo e ha girato il mondo senza legarsi mai fino a quando non ha trovato l’uomo giusto e il posto giusto in cui mettere radici. Sophie ha una vicenda meno intrigante, ma altrettanto profonda: crede molto nell’amicizia e per un’amica è pronta a tutto. ‘Chiudo il gas e vado via’ è un viaggio entusiasmante nel deserto australiano, dove la terra è arida e di colore giallo sabbia o rosso scuro, un luogo miracoloso a malapena abitabile dagli esseri umani, dove le provviste d’acqua arrivano con i camion e dove gli opali (pietre dure) sono l’unico motivo per cui esistono gli insediamenti. Un filo di suspense corre lungo tutto il racconto in un crescendo di emozioni e di curiosità: l’autrice, Emily Barr, descrive con eleganza la psicologia disperata di una donna che scappa dal suo passato intrecciandola in modo tagliente con il mondo selvaggio e spietato del giornalismo scandalistico.
Barbara Songia su TgCom
Sophie lascia a Londra lavoro, casa e fidanzato e parte zaino in spalla per l’Australia. In un villaggio nell’entroterra incontra una giovane donna incinta di nome Lina, che ha già un altro figlio di dieci e fa la maestra elementare. La donna nega di conoscerla ma Sophie è certa che si tratti della sua migliore amica, Daisy Fraser, una ballerina scomparsa dieci anni prima, in attesa di giudizio per la morte per droga di alcuni rampolli dell’aristocrazia londinese. Al suo ritorno a Londra Sophie racconta lo strano incontro a Larry, il suo fidanzato giornalista che aveva conosciuto Daisy attraverso le cronache scandalistiche del tempo. Larry invita Sophie a tornare con lui in Australia per scoprire la verità su Daisy/Lina, ma col segreto obiettivo di sfruttare la storia per farne lo scoop giornalistico della sua vita.
Chiudo il gas e vado via: tracce di vita nel deserto australiano
Cominciare una nuova vita richiede mesi e mesi di progetti meticolosi. Funzionano solo quando tagli tutti i legami e non ti concedi mai di guardare indietro. Non posso farlo, stavolta.
In questa storia, narrata con uno stile scorrevole e brillante, confluiscono il romanzo giallo, il rosa e il resoconto di viaggio, generi tra i quali Emily Barr si destreggia abilmente grazie anche ad un’adeguata dose di humor, secondo la migliore tradizione anglosassone, ispirata al genio di Dickens e Jerome, che ancora oggi si manifesta attraverso racconti in prima persona (Il diario di Bridget Jones insegna), pronti spesso a trasformarsi in agili sceneggiature di successo.
L’autrice manovra con garbo i fili della trama affidati a due voci narranti, sviluppando con sensibilità tutta femminile la psicologia della protagonista, madre in attesa ma anche donna in fuga dal proprio passato, costretta a mettere alla prova il suo estremo autocontrollo per cedere a stati d’animo turbolenti ma liberatori. Lina è infatti il personaggio meglio riuscito del libro, nettamente superiore al suo antagonista Larry con le sue puerili ambizioni prive di scrupoli; gli altri personaggi restano sullo sfondo, talora eccessivamente ‘tipizzati’ nei loro ruoli d’ordinanza.
Piaceranno senz’altro agli appassionati di letteratura di viaggio le descrizioni dei suggestivi paesaggi australiani come Craggy Rock, lo spettrale villaggio nel deserto con le sue case scavate nelle colline sabbiose e i suoi bizzarri abitanti, cercatori di opali a tempo perso e tracannatori di birra gelata per gran parte del giorno, per raccontare i quali la Barr ha dato fondo alle sue personali esperienze da backpacker nel continente sottosopra.
Chiudo il gas e vado via è un romanzo che si legge d’un fiato, sulle tracce di un mistero che si svela gradualmente tra passato e presente, tra sogno e realtà, tra rivendicazione della privacy e vite date in pasto ai mass media. Tema quest’ultimo di pressante attualità e caro all’autrice, che, sottolineando le nefandezze della stampa scandalistica, avrà probabilmente voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe lasciato lì da qualche collega giornalista assetato di fama.
Paola Macaluso (03-03-2004) su Lettera.Com