Dal 9 febbraio 2001 è in libreria il libro di James Campbell ‘Questa è la Beat Generation’ per l’editore Guanda. Come recita la scheda: ‘un documento prezioso, in cui alla forza dirompente della poesia e della cultura beat vengono riconosciute radici assai profonde tanto nei ritmi sfavillanti dell’emergente musica jazz e nel gergo dei neri di Harlem quanto nei corridoi male illuminati di una clinica psichiatrica e nell’oscurità della provincia reazionaria e xenofoba degli anni Trenta’.
Perché citarlo nel nostro Notiziario? Perché il libro è stato ampiamente recensito dalla stampa italiana con interventi anche di Fernanda Pivano, un mito per chi tra noi, per molto tempo ha unito la passione per la Beat Generation a quella per la traduzione. Ma questa volta la traduzione non è sua e viene spontaneo chiederci perché non dica nulla di questo personaggio costretto nell’ombra, una persona che lei bene dovrebbe capire. Perché questo silenzio sul traduttore? Perché proprio lei che, per gli italiani, ha inondato di luce forse i più oscuri personaggi della nostra epoca culturale? Non abbiamo una risposta, non sappiamo perché, leggendo il libro, troviamo:
‘Alla lingua Wolof apparteneva anche la parola bugal, scocciare o preoccupare, che rimase più o meno nella stessa forma finché circa duecento anni dopo qualcuno disse: ‘Don’t bug me'(non mi scocciare). In wolof deg o dega significa capire o rendersi conto, da cui You dig? (Capisci?)’.
e poi gettando un occhio alla sua recensione ci accorgiamo che scrive, quasi, pari pari: ‘Alla lingua Wolof apparteneva anche la parola Bugal, scocciare, rimasta intatta finchè circa 500 anni dopo qualcuno disse: ‘Don’ t Bug Me’ (non mi scocciare). Nella stessa lingua Wolof ‘deg’ significa capire, e da questo Deg è derivato ‘You dig?’ (Capisci?)’.
Ma la perdoniamo perché ha dedicato la vita alla traduzione, perché ci ha fatto conoscere la Beat Generation e perché a un mito molte cose si possono perdonare.
Siamo più restii a perdonare la stampa, così pronta a criticare le cattive traduzioni e così muta quando invece la traduzione è ottima.
E alla fine siamo giunti al vero motivo per cui abbiamo voluto citare questo bel libro. Vogliamo rendere merito alla traduttrice, una giovane, brava traduttrice, socia della nostra Sezione. Si tratta di Anna Mioni che già da tempo traduce per Guanda e per altre case editrici ed è davvero impegnata in questa lunga e penosa battaglia del riconoscimento del traduttore a tutti i livelli. E perciò ci piacerebbe assai che, nelle recensioni, il libro fosse citato così: James Campbell ‘Questa è la Beat Generation’, Guanda 2001, Traduzione di Anna Mioni.
Carla Zanoni in Bollettino AITI Veneto-Trentino Alto Adige, VI/1, maggio 2001