Gerald Brenan e la terra incantata
la Repubblica, 7 giugno 2001
Un classico sulla Spagna: ‘A sud di Granada’
Stefano Malatesta
Pubblichiamo un brano della prefazione al libro di Gerald Brenan ‘A sud di Grenada’ (Neri Pozza, pagg.352, lire 34.000) da oggi in libreria. Alla fine del 1919 un giovane inglese nato a Malta, che nella prima guerra mondiale aveva combattuto con onore ed era stato ferito, sopravvivendo alle spaventose carneficine di Passchendaele e guadagnandosi la Military Cross e la Croix de Guerre, partì per la Spagna. Non c’era una passione dietro la scelta del paese e nemmeno una forte inclinazione: da ragazzo il giovane aveva sognato di andare molto più lontano, in Asia Centrale, e qualche anno dopo era scappato da una terrificante famiglia per raggiungere i paesi balcanici dove infuriava uno dei tanti conflitti etnici. Ma ora ne aveva abbastanza delle guerre e anche dell’Inghilterra imbalsamata nelle distinzioni di classe e nelle rigide convenzioni, di cui si portava dietro un ricordo avvelenato per gli anni passati nelle odiose public schools. Forse il fatto che la Spagna fosse rimasta neutrale durante la guerra dovette contare qualcosa per il giovane, perché pensava di non avvertire qui l’angoscia che in Francia e in Inghilterra stringeva i cuori a quelli che erano stati al fronte e che non riuscivano a dimenticare. Ma a spingerlo definitivamente a prendere la più importante decisione della sua vita fu una motivazione molto prosaica per un tipo romantico come lui e comune a numerosi inglesi che in quel periodo non facevano altro che viaggiare: il basso costo della vita. La Spagna del 1919 era molto diversa, naturalmente, da quella di oggi. Le sue coste, quasi vergini e non toccate dalla speculazione edilizia, che arriverà quarantacinque anni dopo, erano tra le più straordinarie del Mediterraneo; i paesi della Castilla e di Léon conservavano il loro aspetto nordico e feudale; e nell’Andalusia tutti i giovani sognavano di diventare famosi toreri, come Joselito detto El Gallito. Chi leggeva i libri di storia era informato che il paese, dopo le glorie della conquista delle Americhe, aveva conosciuto quella che si dice una lenta, apparentemente incontrollabile decadenza, che l’oro e l’argento del Messico e del Perù e il valore dei fieri soldati dei tercios non avevano potuto arrestare. Ora si trovava a essere nello stesso tempo una nazione umiliata nell’orgoglio dopo la cacciata da Cuba, e un paese dissestato, povero, arretrato, chiuso nelle sue tradizioni e lontano dalle vie del progresso e dell’emancipazione. Ma il giovane, che diventerà il più reputato studioso e conoscitore della Spagna di tutto il mondo anglosassone, allora doveva sapere non molto di questa realtà, perché tra i tanti luoghi possibili, non scelse Siviglia o Granada, che gli sembrarono poco pittoresche, ma quasi per caso Las Alpujarras, un insieme di pueblos sparsi sotto la Sierra Nevada, tra Granada e il mare, raggiungibili solo a dorso di mulo, dove quasi nessuno straniero aveva messo piede. Il giovane era Gerald Brenan, aveva ventiquattro anni, i capelli rossi, qualche conoscenza nel gruppo di Bloomsbury e una notevole capacità a sopportare la solitudine per lunghi periodi. Quando arrivò al pueblo chiamato Yegen, per due o tre settimane i contadini si limitarono a guardarlo, senza dire o commentare e senza tentare di conoscerlo direttamente. Un giorno, improvvisamente, si trovò davanti al portone di casa un canestro con della frutta e della verdura e per la prima volta, uscendo per le strade del paese, tutti gli sorrisero e lo salutarono, segno che era stato accettato e molto rapidamente. In seguito venne invitato nelle case e cominciarono naturalmente a chiedergli chi fosse e da quale paese venisse e cosa avesse fatto fino a quel momento. Allora Gerald si mise a parlare della guerra e di come era stato ferito in battaglia. E qualcuno gli domandò: «La guerra contro los Moros?». Per loro la guerra si combatteva sempre contro los Moros, come nei versi dell’Ariosto, e secondariamente contro i francesi, che venivano regolarmente sconfitti dagli spagnoli, come se non ci fosse mai stata la battaglia di Rocroi. Le terre oltre i Pirenei erano «l’Europa di Francia», mentre gli inglesi godevano della curiosa reputazione di essere molto interessati alle miniere e di possedere forti poteri sessuali. Ma Gerald era rimasto così incantato dalle Alpujarras e dai suoi abitanti fin dall’inizio, che questa ingenua e totale ignoranza non gli sembrò così dannosa e irrimediabile, come diceva la borghesia spagnola illuminata. Era vero che nessuno aveva mai letto un libro e che i giornali si fermavano ai piedi della Sierra Nevada, ma i contadini sapevano quello che bastava per sopravvivere e per rimanere in pace. L’incanto provato da Gerald non dipendeva dall’arretratezza dei luoghi in quanto tale, ma dal senso di poesia e nello stesso tempo dal senso del reale che emanava dai suoi poveri, felici abitanti, e che era una conseguenza di uno stato di semindigenza trasformato, per saggezza atavica e per necessità, in una comunità ben strutturata e ben equilibrata. Brenan si era convinto di aver trovato una società in cui ognuno aveva diritto al suo posto, grande o piccolo che fosse, e dal quale nessuno lo poteva cacciare. E tutto questo risultava molto più civile e molto più rassicurante, anche molto più necessario per la fragile psiche degli umani e per i suoi bisogni, di qualsiasi conquista del progresso si fosse riusciti a ottenere. Così rimase a Yegen, non in particolare per la sua bellezza, ci sono pueblos molto più invitanti nella regione, ma perché all’epoca aveva una mulattiera che lo congiungeva ad altri paesi e abbondanza d’acqua e anche una vista magnifica. Per sei sterline l’anno affittò il primo piano di una casa dalla forma irregolare, composta da nove stanze, di cui alcune guardavano verso la vallata. E qui passò la maggior parte del tempo durante gli anni che vanno dal 1920 al ’34, ritornando ogni tanto in Inghilterra o partendo per altri viaggi, dove c’era ad aspettarlo il suo grande amore. Più tardi su questo idilliaco periodo della sua vita scrisse un libro molto citato da tutti quelli che amano la Spagna, A sud di Granada, che si potrebbe definire tecnicamente qualcosa di mezzo tra un saggio antropologico e un’autobiografia. Ma chiunque abbia letto il suo straordinario, lungo racconto di scoperta e di iniziazione, sa che a questa asettica definizione sfugge il fascino e la poesia di una prosa filtrata da una nostalgia così intensa che ancora oggi avvertiamo le sue vibrazioni partire dalla Sierra Nevada e diffondersi tutt’intorno. Perché, se il libro parla delle Alpujarras e non rinuncia a descriverle con grande accuratezza, in realtà intende tutta la Spagna, il più commovente libro che un inglese abbia mai scritto sul paese. E se dovessi scegliere un titolo differente da quello attuale, farei come Brenan che voleva far intonare liuti e violini e chiamarlo Loores de España, lodi di Spagna.
Manuale per smarrirsi lungo la strada che porta a Granada
di Isabella Bossi Fedrigotti (Corriere della Sera, 9/9/2001)
VIAGGI Cronaca, storia, geografia e filosofia: Brenan racconta la Spagna profonda fra le due guerre Manuale per smarrirsi lungo la strada che porta a Granada Nel suo amore per la Spagna, lo scrittore inglese Gerald Brenan è fratello maggiore dello sc rittore olandese Cees Nooteboom, maggiore nel senso che sbarcò cinquant’ anni prima di lui nella penisola iberica e prima di lui se ne innamorò. Come l’ autore del celebre Verso Santiago, indimenticabile libro di appunti di viaggio a metà strada tra la cronaca, la storia, la geografia e la filosofia, egli va alla scoperta del cuore segreto del Paese, percorrendo itinerari alternativi, strade insolite, sentieri e lande poco battute; e anche quando gli capita di toccare gli ovvi crocevia del turis mo, già allora quasi di massa, sembra sempre capace di guardare al di là dei luoghi comuni, vedendo ciò che gli altri non vedono, comprendendo ciò che gli altri stentano a comprendere. Tutto questo Brenan ce lo racconta in A sud di Granada, che esce per la prima volta in Italia, una sorta di diario dei quattordici anni che, a fasi alterne, egli trascorse in Spagna, a partire dal 1919, quando, ventiquattrenne sopravvissuto alla Grande Guerra, cercò rifugio nella più remota Andalusia, ufficialment e per dedicarsi allo studio, verosimilmente per dimenticare tutto quello che aveva visto e vissuto durante il micidiale conflitto. Arrivò a piedi in un paesino selvatico arrampicato sulla Sierra Nevada dove all’ epoca si viveva più o meno come cento anni prima in Inghilterra. Annotò ogni cosa spaziando, come farà più tardi il suo collega olandese, dalla geografia, alla filosofia, passando per l’ architettura, l’ agricoltura, l’ allevamento, la lingua, la religione, le feste, i riti, le superstiz ioni, le tradizioni e le paure della gente. Senza ovviamente dimenticare la storia che in particolare lo appassionava, che lo spinse a studiare, a scavare e a trovare risposta a molti dei misteri spagnoli nel sostrato arabo, ancora sorprendentemente forte e presente a cinquecento anni dalla Reconquista. Questo è un libro che mette voglia di partire per vedere e verificare: e la beata lentezza della Spagna più profonda permette di sperare o, almeno, di illudersi, che non tutto di quello che Brena n ha visto e annotato sia andato perduto. Isabella Bossi Fedrigotti
GERALD BRENAN A sud di Granada Editore Neri Pozza pagine 346, lire 34.000, euro 17,55