Invece di una medicina, un film. Al posto di un antidepressivo, al posto di una seduta d’analisi, ma anche per sedare un’ ulcera da ansia o una crisi di mezza età, una botta di isterismo da frustrazione o una mazzata di angoscia da abbandono. Per ognuno, il suo film. Letteralmente e sistematicamente. Basta non trovarsi, all’occorrenza, impreparati. E, perciò, munirsi di apposita guida da lasciare a un passo dalle nostre mani: perché ormai, si sa, trovare un film e vederlo (tra videoteche private e pubbliche, tv tematiche e grandi schermi) è un soffio ma meno facile è sapere quale film vedere se di medicinale deve trattarsi. E anche alla svelta. Così come, alla svelta, può consultarsi questa guida firmata da Nancy Peske e Beverly West (la già premiata coppia di ‘Cinematerapia’), titolata poeticamente ‘Un film dopo l’altro verso la felicità’ (edita da Feltrinelli) ma ben più scherzosamente articolata tra capitoletti che rimandano a film per ‘ogni stato d’animo’ e esilaranti parentesi dedicate alle citazioni (sempre filmiche, s’intende) che sarebbe carino vedere stampate sulle tazze da tè o alle ‘citazioni da maschi stupidi’ o alle immancabili ‘ultime parole famose’ che, anche queste, a volte spintonano se non verso la felicità, verso un sorriso. Che aiuta sempre.
Silvia Di Paola, da Reflections
(…) E nel film del 1964 Chi giace nella mia bara? Edith (Bette Davis) arriva a uccidere la malvagia gemella e ad assumerne l’identità: «Una metafora cinematografica di raffinatissima fattura che rappresenta i nostri istinti omicidi più profondi nei riguardi dei nostri fratelli» – scrivono Nancy Peske e Beverly West nell’originale Cinematerapia 2 (Feltrinelli 2005). Le autrici, in questo divertente libro, suggeriscono «un film dopo l’altro verso la felicità» e li suddividono in categorie decise in base a problemi specifici. Non a caso, ed eccoci al nostro tema centrale, c’è un capitolo dedicato alle famiglie disastrate, tra cui rientrano le rivalità tra fratelli e anche i difficili rapporti con la madre o con il padre. Vien naturale, a questo proposito, pensare a Incompreso (1966) di Luigi Comencini e aGente comune (1980) di Robert Redford. (…)
Paola Babich su Famiglia oggi