da LAIN BLOG
Voci dal Wired
30/12/2003
Pensiero di fine anno
tratto da ‘Girls’ di Nic Kelman, di cui sto leggendo le bozze in questi giorni: ‘Perché la vanità più grande non è credere di poter vincere, è credere di non aver bisogno di combattere’ (traduzione, davvero bella, di tutto il libro intendo, di Anna Mioni) La tonsillite sta andando via, anche se gli antibiotici mi hanno indebolito alquanto, ma quando ci sarà da combattere, e ci sarà, ci sarà di nuovo, sarò pronto… Buon 2004 pieno di coraggio e progetti nuovi a tutti, un bacio vostro affezionato s.
postato da Simone | 16.43.30
(…)
13/12/2003
sabato pomeriggio
è bello avere questo luogo in cui raccontarmi, magari anche di cose che interessano solo me. thomas mi ha detto che il mio cyber ego è pazzesco. forse è vero…ma non è che me ne preoccupi tanto… lunedì pomeriggio, mentre la città sarà bloccata da 24 ore di sciopero, saremo al palladium per la serata dedicata a John Fante (insieme a Manlio Cancogni il primo scrittore che ho proposto di pubblicare alla Fazi, stiamo parlando del 1995…mamma mia che impressione!), anzi mi sa che mi tocca presentarla a me la serata… intanto in questi giorni lavoro su ‘girls’ di nic kelman, esce a febbraio e ‘temo’ (spero) che farà parecchio casino, certo non migliorerà la mia reputazione come editore ‘serio’…lo sto rileggendo (la traduzione è ottima) e mi sta scuotendo di nuovo, gli abissi del desiderio maschile, i lati più oscuri e inconfessabili, anche i miei quindi, e vederli così sulla pagina, in una prosa a dir poco superba, beh è forte… buon sabato sera a tutti, vostro s.
postato da Simone | 16.16.53
Le novità del 2004
BAD GIRLS
Sulle orme di Melissa
Ecco subito, una sorta di risposta dalla parte del maschio a Melissa con il romanzo Girls targato Lain di Nic Kelman, trentenne esordiente che sta dividendo l’America «lussuria, ossessione, denaro, potere e ragazze, un ‘tour de force’ nei recessi proibiti del desiderio maschile, nei suoi lati più oscuri e inconfessati…»;
Mirella Appiotti Tuttolibri, La Stampa, 27 dicembre 2003
Le Girls sbavano per il portafoglio
scandaloso, misogino? No, soltanto furbo
Tuttolibri, La Stampa, 13 marzo 2004, di Alessandra ©
LE ultime parole stampate sono di un bel rosa confetto su sfondo nero opaco, nel retro copertina. Queste ultime sillabe di Girls, romanzo d’esordio di Nic Kelman, proposto in Italia nella collana Lain di Fazi, lanciano al lettore un interrogativo: E dov’è che abbiamo incominciato a perderci?
Addentrandoci nell’opera di Kelman, che tanto ha sdegnato le femministe americane e diviso pubblico e critica, più che porci l’interrogativo, dovremmo chiederci da quando consideriamo un oceano di luoghi comuni, condivisi, più o meno inconfessabili, desideri maschili. Da quando? Se dessimo retta all’autore, faremmo coincidere quel momento con la pubblicazione di Lolita di Vladimir Nabokov. Riflettendo, invece, tale perverso istante potrebbe combaciare con la seconda trasposizione cinematografica del classico. Non in versione Kubrick ma in mod Adrian Lyne. È in quella patinata pellicola che lo stereotipo del maschio attempato ma piacente, innamorato della ninfetta, si rivela in tutta la sua potenza. Come si scopre nelle pagine di Girls, dove tutte le ragazze scopabili hanno meno dell’età della figlia maggiore del protagonista. Dove le donne papabili sono studentesse, al massimo al secondo anno di college, oppure fanno interessantissimi lavori quali: l’osservatrice trimestrale in riserve navajo, la volontaria per il controllo degli scarichi inquinati, l’aspirante supermodella, la coniglietta di Playboy, la barista sadomaso, l’hostess, l’entraîneuse, la puttana. E tutte, indistintamente tutte, sono attratte dallo stagionato, ricchissimo uomo di successo. E tutte, indistintamente tutte, sbavano come lumachine, non solo metaforicamente, davanti al suo portafoglio in pelle di struzzo griffato Gucci, alla sua auto, rigorosamente sportiva, inglese, inaccessibile al volgo. Le girls di Girls si fanno comprare bikini da trecento dollari, si fanno accompagnare a fare acquisti nella boutique Versace e amano esclusivamente ristoranti e locali di tendenza. E gli uomini non possono che compiacerle, elargendo mazzette da cento dollari con un sorriso e a piene mani. Devono stupirle, per poi nutrirsi di quello stupore come un vampiro con il sangue. Perché non esiste l’eguaglianza fra sessi, il tutto si riduce a una mera questione di potere. Potere che alcuni maschi possiedono e tutte le donne subiscono. Questo semplice concetto, inframmezzato da coltissime citazioni dall’Iliade, è urlato a pieni polmoni nel romanzo di Kelman. Bieco? Scandaloso? Geniale? Misogino? Girls non è niente di tutto questo. Girls è furbo, involontariamente esilarante. Il suo autore appare come un ragazzetto americano dall’aria irriverente che negli Anni Settanta ha studiato scienze cognitive al MIT. Qui ritorna il discorso sugli stereotipi. Kelman, per confezionare il suo esordio, li ha usati tutti. Ha utilizzato l’uomo di successo con i soldi, le ragazzine con quoziente intellettivo azzerato, le donne in carriera stronze e tristi, le mogli rompicoglioni, la sindrome maschile del galletto. Modellando sapientemente questi elementi ha edificato la sua trama, costruendo un caso letterario a tavolino. E per le prime cinquanta pagine di Girls il cocktail funziona, i lettori e, soprattutto, le lettrici si indignano, potrebbero arrivare ad adirarsi, se il gioco non fosse così ripetitivo, così spudorato da cadere nel ridicolo. Perché non è irriverente ma è esilarante immaginare un cinquantenne, con calvizie incipiente, che scatta polaroid erotiche alla sua ultima fiamma. Una ninfetta rappresentata più come una pornodiva che come una Lolita. Immancabile piercing sulla lingua e fluenti chiome bionde che cadono sulle iconografiche tettine abbronzate.
Suvvia, signori, se Playboy ha venduto milioni di copie in tutto il mondo un motivo ci sarà.
recensione su La Repubblica online
di Dario Olivero
C’è un libro che insegna come si può avere soldi, auto di lusso, una ragazza e tutto il resto e uscirne a pezzi. La voce narrante parla direttamente al lettore come se sapessimo quello che il protagonista sta facendo e perché lo sta facendo. E nemmeno pietà. Questo libro Girls di Nic Kelman (12,50). Lo pubblica Lain, nuovo marchio editoriale di Fazi. C’è sesso, tanto sesso come lo vedono i maschi: ossessivo e irresistibile. Che lascia sensi di colpa che finiscono sotto il tappeto o lavati via da una doccia. Sesso che vuole andare oltre i limiti, soddisfare fantasie ataviche. Sesso per coprire il vuoto dell’abbandono. Sesso a tre, sesso mercenario, sesso illegale, disperato, tradito. E c’è, come corollario, un modo di considerare le donne che ha fatto infuriare diverse associazioni femministe americane. ‘Con loro non parli mai del tuo lavoro, non parli mai della cosa che occupa la maggior parte del tuo tempo e dei tuoi pensieri, non solo perché non capiranno, non solo perché le annoierà, non solo perché nella loro ingenuità, ti criticheranno per i tuoi metodi, perché vinci, perché generi la ricchezza che loro stanno godendo proprio in quel momento, ma perché le inquinerà, le insudicerà, proprio come era successo con la prima di tutte, quella che ti eri tenuto vicino più a lungo, quella che avevi scambiato per amore’. Nessuna via d’uscita. Nessun alibi. Non cercate amore in questo libro, non lo troverete. O non lo riconoscerete.
da LETTERA.COM
Un vero e proprio ‘peana’ della contemporaneità sullo stato attuale degli uomini, sui loro rapporti con donne sempre più assenti e sul loro desiderio per ragazzine sempre più incoscienti, lontane dall’alienazione di un mondo adulto e asservito al profitto.
Girls: due parole su un caso letterario
Non desideriamo reprimere la vostra forza nascente, ma negare la nostra sottomissione continua. Sì, perché questo Girls ha scatenato non pochi commenti, e pare doveroso dare un contributo.Spezzo una lancia a favore di questo giovane e furbo scrittore, accusato di misoginia e, più prosaicamente, di usare esplicite descrizioni di sesso, inframezzate da stralci dell’Iliade, solo al fine di vendere più copie. Ora, senza chiedersi se Omero potrebbe ritenersi offeso dal venire preceduto da una fellatio patinata praticata a un manager, è giusto dire che nonostante un’operazione (anche letteraria, certo) sia unicamente guidata da logiche di marketing, se è ben guidata va apprezzata. E’ lo stesso discorso del saper mentire. Qui non si discute di etica, ma di buon leggere e, a dispetto di femministe e critici spocchiosi, questo è un libro che in metropolitana come sul divano si legge benissimo. No, non siamo di fronte a I Fratelli Karamazov, ma neppure davanti a polpettoni new age tanto in voga o a saghe familiari ebreo americane ormai appiattite su modelli ancestrali. C’è da riconoscere a Kelman la capacità di creare degli sprazzi di poesia degni di quell’Easton Ellis che solo così sapeva salvare il suo American Psycho. Gli uomini di Girls sono soltanto portatori di una viltà superiore, di una sofferenza soffocata dagli affari e da quella grossa catena di montaggio che è la vita. Le ragazzine che amano portarsi a letto non sono vittime, ma donne consapevoli che non sono ancora state toccate dalla routine, dai soldi e dalle strategie delle loro compagne più adulte; sono oasi di pace.Si consiglia questa lettura alle donne che hanno perso l’incanto, a quelle che vorrebbero capire cosa passa nella testa di un uomo, a quelle che devono comprendere cosa non si dovrebbe mai diventare. Un unico, lecito dubbio…Dopo l’altro caso Melissa P.: Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire, non sarà che la collana Lain è tendenzialmente mirata a creare mormorii?Suvvia… Nessuno più dovrebbe sconvolgersi per il sesso… A quando un bel romanzo sui prati in fiore e sulle mani strette di sfuggita?
M. M. su lettera.com (19-03-2004)
SESSO MOZZAFIATO FRA MELISSA E KELMAN
di PIA CAPELLI
PER LA PRESENTAZIONE DI ‘GIRLS’, A MILANO L’INCONTRO PIU’ EROTICO DELL’ANNO
«Vuoi che lui ti sc…?» «Forse». «Credi che ce l’abbia grosso? Vuoi succhiarglielo mentre io ti sc…?» «Vuoi che lui ti v… in bocca mentre io ti sc…?» «Sì».A sussurrare nel microfono, dal palco di una libreria milanese (la Feltrinelli di piazza Piemonte) all’ora di punta, è la voce di una diciottenne. Inguainata in un completino nero, collant rossi, capelli che sfiorano il fondo schiena, la ‘scandalosa’ scrittrice Melissa P recita qualche brano del librobomba di queste ultime settimane: ‘Girls’ di Nic Kelman (Lain – Fazi Editore). E chi ha già letto il romanzo non fatica ad immaginarla nella pelle di una delle protagoniste: lolite, prostitute bambine, teenager vogliose, fidanzatine disinibite, businesswomen disposte a pagare per il proprio piacere. Un campionario di umanità femminile contemporanea raccontato da una giovane penna americana che ha già scalato le classifiche USA e fatto imbufalire le femministe. Trent’anni, fascino tenebroso alla Johnny Depp con capello lungo e occhialino, laurea in Scienze Cognitive al Mit di Boston con Noah Chomsky e master in scrittura creativa, il newyorchese Nic Kelman non poteva escogitare un tour promozionale migliore di questo, con gli uomini che si bevono ogni parolaccia della scrittrice erotica siciliana e le donne che, arrossendo, tendono le orecchie per imparare che «si capisce quant’è lungo il pene di un uomo solo guardandogli il naso». Ma ‘Girls’, a ben leggere, non ha molto a che fare con le ricerche sessuo-esistenziali della piccola esibizionista catanese: ricco di allusioni letterarie, accenni di sociobiologia, digressioni etimologiche sull’origine delle parole ‘sporche’, il romanzo disturba meno e cattura più di quanto prometta la sua fama controversa. Soprattutto, si giova di una scrittura giovane e cruda, figlia a suo modo della letteratura erotica online, che crea atmosfere e personaggi di grande verosimiglianza – «Mi sono molto eccitata leggendo», tiene a precisare Melissa. Prime pagine: Pusan, Corea. Un uomo d’affari americano deve concludere un affare che vale un quarto di milione di dollari. La stanza d’hotel puzza di moquette bagnata e lui non riesce a dormire. Uno squillo in reception, e alla sua porta bussa una creatura che avrà si e no quattordici anni: «seni piccoli e naturali. Il ventre scoperto completamente piatto, smilzo, liscio. Capelli neri belli e folti e splendenti e sani. Intorno ai grandi occhi eurasiatici e alla bocca piccola non le vedi nemmeno una ruga». Sopraffatto da un’ondata di desiderio, l’uomo sa che dovrebbe sentirsi in colpa, e si ritrova in mente una parola: illegale. Ma quando la creatura dirà «Basta. Scopami» finirà per farsela. E quell’«illegale» sparirà tra i gemiti, nella sensazione di onnipotenza di un quarantenne medio che scopre il turismo sessuale, un paradiso di adolescenti ambrate e lascive che sembrano fatte apposta per mettere in ombra le mogli occidentali pallide e represse. Cambio di scena: St. Barth, villa sulla scogliera, esterno giorno. I padroni di casa escono a far shopping di batik, l’ospite resta solo con Cassandra. Lei esce dalla piscina senza asciugarsi le goccioline d’acqua dalla pelle. Lo guarda, ed è fatta. Inizia una vacanza di sesso senza frontiere: sul bancone della cucina poco prima che gli altri rientrino, nel retro della jeep durante una gita, nel bagno degli ospiti la notte di ferragosto. L’ultimo flash sarà in un tribunale. Perché Cassandra ha tredici anni, e di quegli amici che ospitavano il suo maturo amante è la figlioletta amatissima. Qualche pagina più in là, lui ha una macchina nuova, di quelle «con più potenza di quanta te ne potrà mai servire». Dovrebbe tornare a casa dalla moglie, lo sa, e invece si ferma in una sala biliardo di periferia, dove la ragazza più timida di tutte, e più carina, vedrà la sua auto e si lascerà portare a letto. Nel dormitorio femminile di un college privato. Questi uomini senza nome, queste donne senza ritegno sono gli strumenti che Kelman usa per la sua piccola indagine socio-letteraria nell’universo del desiderio contemporaneo, maschile e non solo. Dove la sfida per il maschio è sopravvivere all’immagine mediocre di se stesso che a volte lo sguardo della femmina gli offre. E la donna viene a patti con i nuovi modelli di femminilità e di eros, sempre più affidati a postadolescenti spudorate e viziose. Tra un racconto e l’altro, Kelman rivela poi il suo cotè intellettuale, citando qua e là Omero e Virgilio e aprendo parentesi etimologiche per spiegarci da dove vengono termini come ‘cunt’ (vagina) e ‘cock’ (pene), o per farci notare che persino le nostre nozioni sulla Grecia classica sono edulcorate: «I greci antichi non avevano una parola per l’amore romantico. Quando Odisseo tornò ad Itaca, lui e Penelope non si fecero le coccole. Scoparono» . E tornando al mondo d’oggi, descrive senza peli sulla lingua un pianeta sesso-dipendente: «I maschi americani spendono ogni anno più soldi pro capite nell’industria del sesso che per portare la moglie al cinema e comprare videogiochi ai figli. La tratta mondiale delle schiave sessuali incassa ogni anno più del traffico di droga mondiale». Accusato di misoginia, di materialismo, di amoralità, bruciato pubblicamente dalle associazioni femministe e in procinto di essere tradotto in tutta Europa (quella italiana è la prima edizione dopo l’americana), il libro d’esordio di Nic Kelman naviga tra scene esplicite di sesso (a due, a tre, orale, anale, a pagamento) e incursioni dissacranti nel cervello maschile, alternando guizzi di vero erotismo a stereotipi della letteratura di genere. Tra fantasie maschili che prendono corpo (anzi, corpi) e parentesi più giornalistiche sui nuovi costumi sessuali, in realtà il grande scoop di Kelman («Tutti gli uomini del pianeta vorrebbero farsi le ragazzine. Gli uomini ricchi hanno molte più probabilità di riuscirci») fa quasi sorridere. Sarà forse che non siamo americani, sarà che nel Paese delle Veline ci vuole ben altro per stupire. Ma il ragazzo ha stoffa, ricorda il Woody Allen aforistico («Il sesso è sporco solo se è fatto bene»), è quasi simpatico quando scrive della guerra dei sessi. O quando a pagina 71 annota quello che le donne emancipate non vogliono sentirsi dire: «fare del buon sesso non ha niente a che vedere con la parità».
[recensione da Libero]
per leggere lo speciale comparso su Bol.com
Dallo speciale comparso su News 2000 del portale di Libero.it per leggere lo speciale completo cliccare qui
Viaggio nel desiderio maschile
Esaurito nel primo week end di uscita, il libro ‘Girls’ di Nic Kelman fa infuriare le femministe e divide i lettori
Poco più che trentenne, laureato al Massachusetts Institute of Technology (Mit), allievo di Noam Chomsky e Marvin Minsky, Nic Kelman è il nuovo fenomeno letterario, in Italia come Oltreoceano. ‘Girls’ è il suo primo libro. Il San Francisco Chronicle e il New York Journal lo hanno definito il migliore dell’anno, le associazioni femministe inglesi e americane lo hanno stroncato. È un viaggio nell’universo del desiderio maschile, è brutale, a volte scioccante, seducente, affascinante, disincantato e molto polemico. Il racconto è portato avanti da diversi io narranti, anzi, come dice l’autore, diversi masch-io narranti. Ognuno racconta della propria vita sessuale, delle mogli e delle amanti, delle fidanzate e delle ballerine di lap dance, delle prostitute e delle adolescenti provocatrici (soprattutto di quelle). Delle donne si fa un ritratto sconcertante. Si sfiora la pedofilia attraverso la ricerca di una purezza perduta da parte di uomini che fanno sesso con giovanissime ragazze, piccole ninfette estremamente provocanti.
Niente a che vedere con Melissa P. e i suoi ‘Cento colpi di spazzola’, niente a che vedere con l’affollamento di romanzetti e pseudo-diari pruriginosi, a sfondo erotico, che affollano le librerie in questi giorni. La prosa di Kelman è trascinante, cerebrale, vergognosamente sincera e a tratti lirica.
Tra un paragrafo e l’altro, al racconto quasi ipnotico delle ossessioni sessuali dell’uomo contemporaneo, si alternano digressioni filosofiche, riflessioni sull’origine di alcune parole considerate ‘sporche’ e passi tratti dall’Iliade e dall’Odissea. «I greci antichi – spiega Kelman – non avevano una parola per l’amore romantico. Per loro, l’amore per un oggetto e l’amore per una donna erano proprio lo stesso. Quando parlavano o scrivevano della relazione tra un uomo e una donna usavano parole che significavano possedere, tenere in gran conto, avere rapporti sessuali con. Quando Odisseo tornò a casa, lui e Penelope non si fecero le coccole. Scoparono».
Il ritratto che esce delle donne non è confortante, né tantomeno lusinghiero: isteriche, bugiarde, interessate ai soldi e a poco altro. Negli Stati Uniti le femministe si sono infuriate con le solite argomentazioni: sfruttamento dell’immagine della donna, violenza morale, eccetera. In Italia le 13mila copie della prima tiratura sono andate esaurite in quattro giorni. «I desideri di fondo – ha risposto Kelman – non sono mai cambiati nella storia dell’uomo, è cambiato il modo in cui li giudichiamo. Il rapporto che un uomo o una donna hanno con il sesso è legato alla cultura di appartenenza. In America per esempio c’è l’ossessione di una relazione equilibrata, in cui nessuno domina. È l’ossessione della società moderna. I giapponesi si sentono invece in colpa quando fanno sesso perché perdono il controllo e lo stesso è per gli inglesi. L’ossessione e il desiderio sono gli stessi in tutti i popoli e in tutti i millenni, quello che cambia è ciò che ci fa sentire colpevoli perché legato ai modelli della società a cui si appartiene e alle costrizioni sociali». E l’obiettivo di Kelman, che sull’onda del successo sta già scrivendo un secondo libro, è proprio questo: provocare e scardinare pregiudizi e sensi di colpa.
Giorgia Camandona, 7 aprile 2004
GIRLS, NIC KELMAN L’identità maschile vista come insaziabile desiderio sessuale
C’È DEL GENIO IN NIC KELMAN. E’ POSSIBILE APPASSIONARE E COLPIRE, FAR RIFLETTERE E far eccitare, essere maledettamente sinceri eppure ammaliare con una scrittura brillante e ben strutturata. Girls ha tutte queste qualità.
In una ventina di ritratti di quarantenni rampanti, urbani e di cultura medio alta, Kelman tratteggia uomini che hanno lottato per arrivare primi, che dirigono società, banche, compagnie di assicurazione. Uomini che hanno conquistato tutto quello per cui valeva la pena lavorare: sicurezza, auto di lusso, case sfarzose, aerei privati, e soprattutto potere e rispetto.
Questi uomini arrivati ma incompleti, inseguono l’unica cosa che può renderli felici, l’unica in grado di dargli sensazioni forti, l’unica capace di dare un significato alla vita: il sesso con ragazzine giovanissime.
Kelman non scrive niente di misogino o di trasgressivo, non può essere tacciato di maschilismo o di superficialità. Si trova a scrivere, con una spontaneità fresca e difficilissima da raggiungere, di qualcosa di reale come il desiderio.
Il sesso è molto diverso dall’amore, e se sul secondo ci si può interrogare per ore, sul primo ci si trova d’accordo molto più velocemente.
Le lolite viziose eppure genuine, adorabili e raggiungibili, sono al centro dei frammenti letterari di Girls, e si rimane risucchiati nelle situazioni ad alta temperatura descritte nel libro, ci si ferma a pensare quando dalle righe di Kelman emergono verità che abbiamo sempre cercato di tenere sotto traccia, quando capiamo che l’autore parla direttamente al lettore, ed è capace di far ritrovare ognuno dei lettori in almeno una delle situazioni narrate.
Spregiudicato, onesto, vibrante, sanguigno e diretto. Qualche volta ironico, qualche volta amaro, ma sempre intrigante e reale.
Se i lettori uomini hanno voglia di guardare dentro sè stessi, e ritrovare alcune sensazioni vissute o desiderate, e se le lettrici, abbandonata ogni diffidenza, hanno voglia di scoprire cos’è il desiderio sessuale maschile, che in fondo governa buona parte delle nostre azioni e della nostra vita, allora Girls è uno scritto imperdibile.
AMATE E ODIATE GIRLS
di Monica Romanò
Preparatevi perché questo è un libro che fa paura, un libro che racconta la sessualità maschile come nessuno l’ha mai raccontata, con un cinismo e un’onestà brutali, con una razionalità spietata e priva di qualsiasi tipo di illusione romantica. Il sesso come lo vedono gli uomini mentre lo fanno con le donne, il sesso come desiderio allo stato puro, senza impalcature sentimentali, culturali o sociali. Il sesso, dopo aver letto Girls, non potrà più essere lo stesso, nemmeno per il lettore più disincantato.
Dopo Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P. e Platonic Sex della giapponese Ma Ai, la voce maschile dell’americano Nic Kelman racconta per l’editore Lain quali sono zone più oscure della sessualità maschile.Girls è il primo romanzo di Kelman, autore nato all’inizio degli anni ’70, che ha studiato scienze cognitive al MIT con Noam Chomsky e Marvin Minsky. Il romanzo è in libreria con due copertine: una nera e l’altra rosa, in una prima tiratura di 13 mila copie (10 mila nere e 3 mila rosa) e inaugura il passaggio di Lain da collana della Fazi editore a marchio editoriale indipendente.
Ecco un estratto:
Tu stai tremando. Manca così poco perché sia tua. Questa non è una scolaretta cattolica su un autobus, non è una ragazza che guardi e pensi ‘Cacchio, se solo fosse legale’, e scuoti la testa e non ci pensi più perché è illegale e non vuoi correre il rischio e comunque cosa faresti, o cosa riusciresti a fare – siete in pubblico. Questa è una puttana. Stavolta, in questo caso, basta una parola e può essere tua. Potresti metterle le mani sul corpo, la bocca sulla nuca, sui capezzoli, l’uccello dentro, mentre l’interno delle sue cosce ti si sfrega contro il bacino, mentre ti preme le mani sul petto, mentre con gli avambracci strizza le tettine sode, mentre si getta i capelli da un lato della testa e abbassa lo sguardo verso i tuoi occhi e dice ‘Basta. Scopami’, con quella boccuccia minuscola e impudente, nel suo inglese privo di accento. Guardi da entrambi i lati del corridoio. E’ vuoto. ‘Aspetta un attimo’, gridi. E senza fare pause, senza perdere un passo, lei si gira e torna verso la tua camera e oltrepassa la tua soglia senza nemmeno guardarti. Ti sorprendi a pensare: ‘Forse qui non è nemmeno illegale – forse qui l’età limite per i rapporti sessuali è di quindici o sedici anni – lei potrebbe averne persino diciassette o diciotto’. E ti chiudi la porta alle spalle.
Nic Kelman in Italia alle librerie Feltrinelli:
EVENTI / LIBRI
Girls – Nic Kelman
In America è il libro-scandalo del momento. Da noi si prepara a diventarlo…E’ Girls: brutale ritratto di un universo maschile in rovina. A Roma e Milano, l’incontro con l’autore e Melissa P. Due visioni dell’eros a confronto.
Sull’onda del sorprendente debutto autobiografico di Melissa P. con il suo Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire, arriva da oltreoceano quello che in America è già considerato il romanzo-scandalo del momento.
Parliamo di Girls, prima prova letteraria del trentenne Nic Kelman, traghettato in Italia da Lain, nuovo marchio editoriale dell’editore Fazi. Un romanzo erotico, per palati robusti. Autentico e vergognosamente onesto.
Stroncato e osannato dalla critica americana, messo alla berlina dalle associazioni femministe che sono insorte di fronte alle sue avvenenti ninfette, acclamato come miglior libro dell’anno da testate come il ‘San Francisco Chronicle’ e il ‘New York Journal’, Girls è un viaggio nei recessi proibiti e inconfessabili del desiderio maschile. Un’immersione allucinata negli abissi più oscuri della sessualità dove indistintamente si smarriscono le anime dannate cui Nic Kelman dà voce.
Facile tracciare il loro identikit. Sono uomini potenti, manager rampanti all’apice del successo e della riuscita economica. Che viaggiano su auto di lusso e hanno il portafoglio sempre gonfio.
Potreste invidiarli, ma non li invidierete.
Ubriachi di carne, alla disperata ricerca di qualcosa per cui valga davvero la pena di vivere, un pensiero irrefrenabile li ossessiona: fare sesso.
Sesso sfrenato, clandestino, illecito, mercenario. Meglio se consumato con giovanissime lolite (le donne mature sono fin troppo prevedibili), meglio se intraprendenti e spudorate, come la tredicenne che un apparentemente onesto dirigente d’azienda si porta a letto e che si scopre essere la figlia del suo migliore amico.
Seducente e dissacrante, acido e senza ricette di redenzione, Girls è il ritratto impietoso di un’epoca patologicamente deviata e in disfacimento, di un mondo disgregato e pervaso da un’incontenibile pulsione di morte.
Nic Kelman, trentanni, vive e insegna a New York. Allievo di Noam Chomsky e Marvin Minsky, si è laureato in scienze cognitive al MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. Oggi è al lavoro al suo secondo romanzo.
Doppio appuntamento, mercoledì 18 marzo alle ore 18, presso la Feltrinelli Libri e Musica in galleria Alberto Sordi a Roma. L’incontro è con Nic Kelman, in coppia con l’altro caso letterario dell’anno, Melissa P. Due visioni dell’eros a confronto.
recensione da http://www.provincia.venezia.it/cinit/girls.htm
– Un peana di contemporanea desolazione nel nome del mito epico –
Bizzarro Nic Kelman, che studia con Noam Chomsky e scrive un romanzo veloce in cui inserisce ampi riferimenti omerici, sfalsando di continuo i piani della lettura. Scorre fluido, lo stile, nessuna stonatura davvero, col trucco della seconda persona singolare dà del tu al lettore, si prende confidenza l’americano. Anche con le ragazze, che a loro volta gliene danno perché pagate, o perché minorenni. Chi narra è un uomo senza particolare fascino, non più cinico di altri, mai felice. E’ un dolore sottile che spinge alla ricerca di ‘carni fresche’, esotiche o meno, un’insoddisfazione che non trova requie e scalpita nei sensi anestetizzati, mai davvero percettivi. E’ una narrazione definita oltreoceano ‘mozzafiato’, ‘scabrosa’ – oltre ad altri aggettivi di femminile/sta indignazione – che sa nascondere bene quel che vuole davvero: intristire. Girls di Nic Kelman è un libro triste, che racconta di stanchezza e sovraesposizione dell’apparire. Lacrimae volvuntur inanes si legge a esergo, come anche il sangue e l’eccitazione e il tempo vanno a scorrere vani. ‘Se rinuncia alla collera, Agamennone ti offrirà doni preziosi’ si ammonisce nell’Iliade, e per il denaro si rinuncia a molto altro ancora. Ma la collera resta, e incancrenisce il vivere, non dà tregue e spinge ad agire pericolosamente, a discapito di un impiegato da licenziare, di una ragazzina da illudere, di una prostituta da sfruttare ancora una volta. La morale è carta velina, va a coprire quel che vuole ricalcare e si strappa facilmente. Kelman scrive un libro che può non interessare, ma riesce ad accartocciare un po’ di morale, e quel che viene chiamato cinismo o crudezza non è che realtà da dare per scontata, a tratti anche un po’ banale. Non è un libro che tratta di ‘ragazze’, né di rapporti amorosi o sessuali, è uno scivolare cupo lungo membra femminili mai abbastanza audaci, mai abbastanza fresche, che perdono di fascino al primo cedimento organico; è una paura folle della morte, dell’inconsistenza assordante della vita che si conduce, di quel che progressivamente si perde convinti di guadagnare, allora quell’ ‘odore che hanno solo le ragazzine’ corrisponde all’unico possibile balsamo – che svanisce appena applicato. Quando portare avanti la finzione di una vita intera è talmente pauroso, i sensi vanno aggrediti per spaccare il ghiaccio che li umilia e una ‘non ancora donna’ è più facile da prendere e consumare prima che anche lei pretenda, prima che anche il piacere implichi un lavoro di comprensione. Per subito ricominciare a correre, con la paura che insegue di un passo che obbliga a non fermarsi, ‘perché la vanità più grande non è credere di poter vincere, ma credere di non aver bisogno di combattere’.
Gloria Caccia Redig