Erotica Bentley
di Nico Orengo, TuttoLibri della Stampa, 31 luglio 2005
Doveva essere molto bella, quando ballava con Balanchine al New York Ballet, prima che un incidente all’anca non le interrompesse la carriera. Sono passati anni e il viso e lo sguardo di Toni Bentley appaiono più stanchi, al contrario di un carattere provocatorio, giovanile. La Bentley scrive sul «New York Review of Books» e sul «Rolling Stone», scrive saggi e romanzi. In Italia è appena stato pubblicato, da Lain, con una impeccabile traduzione di Anna Mioni, «The surrender», 214 pagine di una ossessione erotica. E fin qui, nulla di eccezionale: di letteratura erotica, dal «Chin P’ing Mei», al Divin Marchese, ai più recenti colpi di spazzola, son pieni gli scaffali. No, l’ossessione erotica della Bentley, come direbbe il Governatore della Banca d’Italia, passa da via dei Serpenti.
Con Toni Bentley al cuore della lussuria
Un incontro con l’autrice di The surrender, il memoir erotico pubblicato da Lain, dopo lo scandalo suscitato in America. È un romanzo sul sesso anale la cui scrittura corporea e sboccata si intreccia al ricordo di trattati mistici
EMANUELE TREVI, Il manifesto, 24 settembre 2005
Ecco qualcuno che non cerca i giri di frase, le attuenazioni, le espressioni oblique. The surrender, il «memoir erotico» di Toni Bentley che sbarca in Italia dopo lo scandalo e il successo americani dell’anno scorso (edizioni Lain, trad. di Anna Mioni, pp. 217, euro 12,50) intende centrare il bersaglio del proprio corpo. Il perno di questo autoritratto sono quelle che nell’insieme si definiscono «le budella»: l’ano, il retto, il tipo particolare di percezione di sé che arriva da lì in fondo, da lì dentro. Ma questa prospettiva, questa forma di autocoscienza, non è un dato di fatto, bensì il frutto di una rivelazione, di una scoperta, e di un incontro erotico: The surrender è un inno, un elogio, un minuzioso trattato e insieme un romanzo sul sesso anale, non sull’ano in quanto tale. Correggendo l’assioma darwiniano, secondo il quale la funzione crea l’organo, nell’autobiografia anale di Toni Bentley l’organo è creato, e reso visibile alla coscienza, dalla relazione. Spesso, nel libro il racconto di questa rivelazione assume il tono di una scoperta geografica, come ai tempi in cui il mare nascondeva ancora isole e continenti. Si tratta di appropriarsi di uno spazio che all’inizio non è meno remoto e sconosciuto per il fatto di essere uno spazio interno. È una latenza che giunge ad esistere realmente, come si diceva, solo attraverso la penetrazione: dolore che si trasforma totalmente in piacere. La posta in gioco è il Paradiso: nel singolare «materialismo mistico» della Bentley, che avrà di sicuro letto il suo Bataille, è la «Terra della lussuria, dove le cose sono visibili e tangibili» ma anche «totalmente irreali». Già, ecco uno dei tanti paradossi mistici di questa scrittura diretta, corporea, sboccata che non teme di confrontarsi col ricordo delle biografie dei santi e dei trattati mistici letti avidamente dalla scrittrice in anni acerbi, e mai più dimenticati.
Oggi Toni Bentley è una bella donna ancora giovane, e il fisico è quello della ballerina professionista, anche se ormai da molto ha smesso una carriera brillante (culminata al New York Ballet di Balanchine) a causa di un incidente all’anca. Nei rapporti con il prossimo, ha l’aria un po’ ironica e rassegnata a una certa dose di imbarazzo iniziale. Per cominciare il nostro incontro, nel giardinetto di un albergo di Roma frastornato dal rumore del traffico, tessiamo concordi un elogio della grande scena di sodomia nell’Amante di lady Chatterley. «Anche per lady Chatterley, come per la narratrice del mio libro, cioè per me, quell’esperienza ha il valore di una rivelazione. In D. H. Lawrence questo è reso più potente dalla differenza di classe sociale dei due partner, la signora e il guardiacaccia». Il genio narrativo di Lawrence traccia l’abbozzo di un’estasi della sottomissione che mi è sempre sembrata qualcosa di diverso dal sadismo, un superamento della coazione a ripetere insita nel sadismo. Toni Bentley è d’accordo. «Nel mio libro parlo sia di ‘sottomissione’ che di ‘masochismo’, ma i due termini non sono perfettamente sinonimi, ci vedo una differenza, un diverso campo di applicazione. La sottomissione è legata alla perdita del controllo, al restare senza difese, al crollo della propria volontà. Il piacere di cui parlo è una vittoria sul dolore, viene solo dopo il dolore, non lo può evitare. Per me non c’è bellezza senza dolore, sono una di quelle persone che la pensano così. Deve entrarci in qualche modo anche la mia vita precedente di ballerina, perché nella danza ottieni qualcosa di bello proprio quando riesci ad accettare il dolore per superarlo». Spiego a Toni Bentley che l’editore italiano ha mantenuto il titolo originale, perché sarebbe difficile trovare un equivalente esatto di The surrender, a meno di una spiacevole perifrasi. Ma questa donna che si arrende, che si sottomette alla forza del fallo maschile, liberando energia e consapevolezza nascoste e ridefinendo i confini dell’identità, è anche colei che racconta la sua storia, trovandole la lingua adatta. E di questa lingua così esatta nella sua scurrilità e così scurrile nella sua esattezza non si può non parlare, perché è l’aspetto del libro che aggredisce i suoi lettori fin dalle prime righe («Il suo è stato il primo. Nel mio culo. Non so qual è la sua lunghezza esatta, ma è decisamente grande: perfetto»). «Beh», scherza la Bentley, «di certo non è un tipo di scrittura signorile! Una lingua così diretta però è risultata la migliore per parlare del sesso, c’è un grande problema di visualità, non è facile far immaginare cosa succede… Ma la cosa più interessante è che lo shock, all’inizio, non è stato minore per me, perché io stessa non sapevo di avere questa voce, questo particolare timbro della voce che cerco di rendere nella scrittura. È una specie di metamorfosi che è andata anche oltre i confini del libro; una mia amica mi ha molto stupito facendomi osservare che dopo averlo scritto avevo un modo di ridere diverso… mi è venuto fuori un tono più basso, a quanto pare». Il riso, in The surrender, è uno dei segnali dell’approssimarsi dell’estasi. «Sì, accompagnato al pianto. Ridere e piangere, questa è la gioia». Ogni confessione, soprattutto se affidata a un monologo ad alta temperatura lessicale ed emotiva come questo, comporta tutti i rischi e tutte le possibilità del solipsismo. Eppure le pagine di The surrender non sono solo un autoritratto, ma il racconto di un incontro, e questa voce che non fa che parlare di sé riesce a fare largo spazio anche all’altro, come un cerchio che raddoppia i suoi fuochi prendendo la forma di un’ellissi. A patto però che l’amante e l’amato condividano la stessa fondamentale separatezza, simbolizzata dalla stanza da letto, sempre la stessa, dove per anni avvengono gli incontri. «È proprio così», mi spiega la Bentley, «ed è un’idea antica, per esempio nelle poesie di John Donne c’è la stessa dimensione separata, la stanza degli amanti che si sostituisce all’intero universo. E questo riguarda anche la fine della relazione, che racconto nell’ultima parte del libro. I legami così forti sono anche quelli che possono rompersi all’improvviso, proprio perché i due protagonisti non fanno mai nient’altro che sesso: niente famiglia, niente abitudini, nemmeno un cinema o un ristorante. E così, semplicemente, anche se questo è triste, quando la pressione della realtà esterna riesce a invadere quella stanza, la storia è finita».
Forse è proprio questo l’aspetto più riuscito di questo libro perturbante, difficile da leggere con indifferenza: sotto le apparenze di un trattato-racconto sulla sodomia, intravediamo una meditazione sul tempo. La felicità erotica rifugge dalla continuità e dalla durata: è puntiforme, imprevedibile, perennemente revocabile. È un paradosso inevitabile: proprio ciò che dovrebbe unire più a fondo, e di fatto unisce, due esseri umani, nulla garantisce mai riguardo al futuro di questa unione. Quanto più vivono in profondità la loro passione, tanto più i due amanti sono senza domani, come recita il titolo di un famoso romanzo libertino francese. «Eppure», commenta Toni Bentley sorridendo con dolcezza, «c’è un vantaggio nel voltare le spalle a una storia d’amore quando ancora la felicità è al suo culmine: in questa maniera ti puoi portare via le cose più preziose, così come sono. Altrimenti, finiresti per lasciartele alle spalle».
QUASI COME SADE
Toni Bentley, ex ballerina costretta a interrompere l’attività per un incidente all’anca diventa una scrittrice e sconvolge tutti, compreso il più che liberal Village Voice, con questo The surrender (tr.it. A. Mioni, Lain, 12,50). Un primo livello della storia ha toni autobiografici, la protagonista è una ballerina costretta a fermarsi. Poi c’è una storia interiore, la ricerca determinata e inevitabile di Dio maturata fin dall’infanzia nonostante o forse a causa dell’ateismo del padre. Quindi c’è il sesso, anzi una forma particolare di sesso, quello anale. Come indica fin dalla premessa del libro (e il richiamo a Sade), la sottomissione della protagonista a questa forma di sesso è la chiave e lo strumento di lettura di tutto quanto viene prima e dopo: infanzia, adolescenza, amori, ricerca spirituale. Soprattutto ricerca spirituale. Non è difficile capire quante reazioni indignate abbia suscitato il libro alla sua uscita negli Stati Uniti. Detto questo, è invece difficile negare che il primo grado verso la trascendenza sia la sottomissione.
Dario Olivero, Repubblica.it
“Se permettete a un uomo di incularvi, (e tale privilegio dovrebbe spettare solo a un amante davvero sensibile) imparerete ad abbandonarvi ciecamente non solo a lui ma a voi stesse, a perdere completamente il controllo. E oltre il controllo c’è Dio. L’umiliazione è il mio più grande demone, ma una volta che il centro del mio terrore viene violato, scopro che la mia paura è infondata.’
Un esplicito, esaltato manifesto del sesso anale praticato come via mistica e predicato come atto sacro
Toni Bentley ha danzato con Balanchine nel New York City Ballet per dieci anni, poi ha avuto un incidente che ha stroncato la sua carriera e si è data alla letteratura. Sono suoi “Winter Season: A Dancer’s Journal”, “Costumes by Karinska”, “Sisters of Salome”, e con Suzanne Farrell, “Holding On to the Air”. Ora Lain pubblica in Italia il suo ultimo libro, uscito il marzo scorso negli Stati Uniti e subito oggetto di grandi amori e di enormi furori, ma scelto dal New York Times come uno dei migliori dell’anno. Si intitola “The Surrender: un’autobiografia erotica”, e appartiene solo in parte al sottogenere delle confessioni femminili estreme che si sono fatte molto spazio di recente. “The Surrender” è invece prezioso perché spazza via la retorica politicamente corretta di quella che gli americani chiamerebbero the second-wave feminism, ovvero l’idea che le donne siano gentili, luminose creature che cercano solo incontri sessuali leciti e significativi con partner affidabili, rispettosi, paritari e pieni di tatto, essendo le donne angeli privi di lati oscuri, perversi, dolenti e meno che mai avventurosi. Un’immagine smentita trionfalmente da Bentley che, invece, vende centinaia di migliaia di copie con un esplicito, esaltato manifesto del sesso anale praticato come via mistica e predicato come atto sacro – e del resto kundalini, il famoso serpente di energia della fisiologia esoterica, dove altrimenti sarebbe se non arrotolato alla base della spina dorsale, e quindi nel primo chackra, in attesa solo di esser risvegliato e di scorrere come fuoco liquido lungo il dorso? Ma ecco come lo spiega la Bentley: “Se permettete a un uomo di incularvi, (e tale privilegio dovrebbe spettare solo a un amante davvero sensibile) imparerete ad abbandonarvi ciecamente non solo a lui ma a voi stesse, a perdere completamente il controllo. E oltre il controllo c’è Dio. L’umiliazione è il mio più grande demone, ma una volta che il centro del mio terrore viene violato, scopro che la mia paura è infondata. E’ tramite questa resa fisica, questo sentiero proibito, che ho trovato il mio io, la mia voce, il mio spirito, il mio coraggio… e le chiacchiere delle vecchie streghe”. Arrabbiata con gli uomini fin dall’infanzia, dieci anni di matrimonio infelice, di amanti prepotenti, di deludenti penetrazioni ortodosse (“la mia figa ha subito troppe ferite a causa di false aspettative e ingressi senza invito, di movimenti troppo egoisti, troppo vuoti, troppo veloci o troppo inconsapevoli”) , di brevi boccate di ossigeno con devoti e sinceri appassionati del piacere femminile, finalmente, nell’incontro con un giovanotto ribattezzato A-Man, Bentley scopre che farsi metter sotto a letto e sfogare fra le lenzuola il proprio eventuale masochismo è la sua miglior strategia per non lasciarsi controllare una volta in posizione verticale, e disfarsi della rabbia: “Una volta ho amato un uomo così tanto da annichilirmi. Ero tutta Lui e niente Me. Ora mi amo quel tanto che basta perché non esista nessun uomo. Sono tutta Me e niente Loro. (…) Lo stesso gioco ma in posizioni diverse. Non conosco altri modi di giocare. Qualcuno deve stare sopra, qualcuno sotto. Stare fianco a fianco è una noia. (…) La parità vanifica il progresso, ostacola l’azione. (…) Ma due che stanno uno sopra e uno sotto, beh, fanno in tempo ad arrivare in capo al mondo e tornare indietro prima che i paritari finiscano la trattativa su chi paga, chi scopa e chi si prende la colpa. Però il mio passaggio non è stato da sotto a sopra, ma da sotto a sotto: dalla dolorosa sottomissione emotiva alla beata sottomissione sessuale”. Molti recensori americani hanno ironizzato sul diario quotidiano che Bentley scrive dei suoi amori anali con A-man, della sua disamina del lubrificante perfetto, delle mutandine senza cavallo più eccitanti, senza capire che è l’autrice a giocherellare per prima con la letteratura pornografica, con il feticismo maschile che va a braccetto con il perbenismo puritano, scrivendo un libro di pulizia linguistica prodigiosa e perfino poetica, misurandosi con la difficoltà dello scrivere di sesso grandioso francamente, senza tema dell’oscenità e con precisa durezza, esponendo una filosofia del sesso e dei rapporti con gli amanti che molte adulte, ormai, praticano grazie ai benefici della consapevolezza, del disincanto e dell’esperienza, trovando vantaggio per la propria libertà. “ Se un uomo può possedere sessualmente una donna (possederla davvero) non avrà bisogno di controllare le sue idee, le sue opinioni, i suoi vestiti, i suoi amici e nemmeno gli altri amanti che ha”. Per questo Toni Bentley non cade nell’errore di diluire il piacere erotico con le noie di una relazione o della quotidianità, e non mescola la libertà del desiderio con l’attaccamento. Odia gli appuntamenti per cena: “Preferisco fare sesso a stomaco vuoto, e mangiare da sola mentre leggo un buon libro”. Non esce mai di casa con Aman. Non hanno amici in comune. Si vedono solo in camera da letto. E quando, dopo tre anni di felice sodomia, si rende conto che lui frequenta anche un’altra e cade preda di un devastante e incontrollabile attacco di gelosia, preferisce lasciarlo piuttosto che supplicarlo di esserle fedele. In questo gesto, molto più che nell’inginocchiarsi offrendo all’amante la preferita rear-entry, consiste la vera provocazione di questo libro. Quante donne sanno ormai che pessimo affare si rivela spesso lo scambiare intensità con sicurezza, passione con comodità, imprevisto con certezze, eppure non hanno l’austerità e il fegato necessari a negarsi.
di Paola Tavella (ripreso dal blog AntiPro)
Eros e perdizione: dritti in paradiso
di ALDO NOVE, ‘Liberazione’, 24 luglio 2005
«Io sono atea di famiglia. Sono arrivata a conoscere Dio in modo empirico, facendomelo sbattere nel culo, una volta dopo l’altra. Sono lenta nell’apprendere, e sono anche un’edonista insaziabile. Dico sul serio. Molto sul serio. E sono rimasta ancora più sorpresa di voi da questa presa di coscienza singolarmente brusca di uno stato mistico. Eccola lì: la grande sorpresa di Dio, il Suo fine umorismo e la Sua potente presenza rivelati nel mio culo: bè, è di sicuro un bel modo di attirare l’attenzione su una scettica» (The Surrender, p. 16). E poi, subito dopo: «La verità si mostra sempre con il culo. Un uccello dentro il culo si mostra sempre come l’ago della macchina della verità. Il culo non sa come si fa a mentire, non è capace di mentire: se tu menti, c’è dolore fisico. Invece la fica è capace di mentire all’ingresso di un semplice cazzo nella stanza: lo fa in continuazione. Le fiche sono progettate per ingannare gli uomini con i loro succhi invitanti, le loro aperture pronte e le loro padrone arrabbiate» (pp. 16-17). Già dalle prime pagine, Toni Bentley (ex ballerina americana, diventata scrittrice di successo dopo un incidente alla gamba e tre romanzi subito imposti all’attenzione della critica e del pubblico) dichiara il percorso (il romanzo di formazione, il suo sviluppo) di una storia a senso unico. La storia di una passione che si trasforma in Passione, il punto in cui mistica e erotismo si incrociano. Toni Bentley cita ripetutamente il marchese De Sade (ma anche i vangeli gnostici, John Donne, il canone buddista) per entrare nell’inferno della visceralità più estrema, nel suo intransigente, radicale, moto ascensionale («in virtù di una corrente discendente») che conduce al paradiso. Sì, il paradiso, definito dalla scrittrice come «un’esperienza reale che può durare anche solo pochi secondi, e solo quando la morte muore si può entrare in paradiso. E’ rivelato negli spazi del tempo in cui l’io viene penetrato così profondamente che viene spalancato e la corrente dell’amore entra come l’oceano da un oblò. E il paradiso, una volta sperimentato, diventa lo scopo di ogni momento di veglia, e la possibilità di perderlo è insita in ogni momento di veglia. E’ questo il fardello di ogni paradiso ritrovato» (pp. 175-176). Come in ogni mistica, l’annientamento di una personalità di fronte a un altro, all’Altro, diventa il crinale che porta all’abisso della perdizione (da una prospettiva cattolica, laddove l’accento sul corpo svanisce l’idea portante della ‘purezza’ come condizione dell’elevazione) o del semplice smarrimento del sé. E dunque dell’io e delle sue maschere.
The Surrender è il diario di un’ossessione, di una regressione primaria all’indeterminatezza biologica ancora prima che sociale; alla chimica della contemplazione eraclitea della natura come conflitto degli opposti appagati (ad ogni inculata, che l’autrice meticolosamente registra, una dopo l’altra) nel momento del loro incontro, della loro nietzschiana frizione: l’eterno ritorno del piacere.
La discesa nel vortice della passione erotica a senso unico ha, in letteratura e nella cinematografia, innumerevoli precedenti. Dalla inquietudine dell’effrazione in Madame Bovary alla ben più esplicita, e tragica, discesa negli inferi del piacere assoluto dell’Impero dei sensi. Se il sonno della ragione genera mostri, però, il predominio della razionalità (il sonno dei sensi, delle loro onniterali potenzialità) preclude quella ‘veglia senza morte’ che, convertita (o ‘surdeterminata’, direbbe Althusser) in linguaggio mistico, diventa il lato opposto della stessa medaglia (delle due facce di Ermete Trismegisto, dell’oro alchemico che, per Tommaso Campanella, era, con un’ironia tutt’altro che superficiale, ‘merda’). The Surrender finisce così per essere il diario di una dipendenza mistica (assoluta) compiuta e superata, ma anche un trattato di filosofia materialistica. Più vicina al Feurbach degli Inni alla morte e al Marx dei manoscritti giovanili che non all’asetticità degli epigoni del marxismo delle origini: ai testi cioè del socialismo reale che, da manuali di compiuta chiesa burocratica, sostituiscono sia Dio che l’Uomo Nuovo di Marx alla nebulosità asettica della dottrina, in qualsivoglia modo i loro camuffamenti, negli anni Trenta del secolo scorso o ancora oggi, si vogliano chiamare.
Un grande libro, questo di Toni Bentley. Incredibilmente attuale. Incredibilmente coraggioso e puro. Come l’esperienza che racconta. Con un linguaggio semplice ed efficace. Quello dei grandi narratori americani. E dei mistici di tutti i tempi.
recensione di Armando Adolgiso
Nata l’anno scorso come collana della Fazi Editore, Lain è diventata una casa editrice che pubblica 8 libri l’anno, dischi e fumetti. Il suo più grande successo, finora, è stato il libro di Melissa P. “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire” e da poco ha mandato in libreria un volume che si profila anch’esso come un possibile best-seller, come lo è già in America: {The Surrender}. L’autrice è Toni Bentley. E’ stata un’apprezzata ballerina con il grande maestro Balanchine al New York Ballet. Costretta ad interrompere la sua carriera per un incidente alla gamba, ha iniziato a scrivere pubblicando libri di notevole interesse critico quali Winter Season: A Dancer’s Journal e Sisters of Salomé. Alla loro uscita, i suoi libri, come accaduto anche per The Surrender, sono stati scelti dal ‘New York Times’ tra i migliori libri dell’anno. Il suo sito web: www.tonibentley.com. Il libro è un memoir erotico di una sodomita che vive la sua avventura carnale in una maniera che è al tempo stesso reale e trasfigurata, una storia che pur dai toni di voyage au bout de l’esclavage, proprio tale non è, perché la protagonista nell’essere posseduta, possiede, nell’essere consenziente dominata, domina: con rancore, sono uscita dalla schiavitù anche se non riesco a dimenticare quanta libertà mi dava. Narrazione non priva anche di giocosità, con accanto ad episodi realistici anche altri degni di un erotico barone di Münchausen. Forse il volume ha trenta-cinquanta pagine in più, ma se le lascia perdonare perché l’autrice, di molte e buonissime letture, ha continui scatti di scrittura, riflessioni folgoranti quanto aforismi, passaggi lussuosi di pensiero. Ottima la traduzione di Anna Mioni che conferisce al testo un’aura spudorata e delicata, ben riproducendo nella nostra lingua le scene estreme e senza trascurare i tanti angoli di commosso sentimento della vita in quelle pagine. Anna Mioni, è una delle nostre migliori traduttrici e quest’anno ha già mandato in libreria sette titoli. A lei ho chiesto un flash su The Surrender. Così mi ha risposto. ‘E’ un libro molto più cerebrale che carnale, nonostante l’icasticità di molte descrizioni. È un testo quasi filosofico, intriso di psicanalisi; un esempio di scrittura come terapia (e infatti nasce inizialmente sotto forma di diario). Un libro cifrato, in cui le parole sono chiavi ricorrenti che per il lettore fungono da punti fermi di una mappa, a partire da quella “Surrender” del titolo che in inglese racchiude in sé varie sfumature di significato: l’abbandono, la resa, la capitolazione, il cedimento. Le parole sono anche un elemento ludico con cui condire di ironia alcuni punti del testo. Un testo scritto con somma raffinatezza e con un sostrato culturale notevolissimo, ma che sa anche abbandonarsi a descrizioni prosaiche e dettagliate. Il sesso anale è inoltre la metafora della scoperta di sé, di un percorso di autocoscienza femminile. Diventa la libera espressione del masochismo della protagonista, che lei esorcizza trasformandolo in assertività contro l’ordine “maschile” della società, in ribellione contro la figura paterna e le altre figure maschili istituzionali della sua vita affettiva. Un libro profondamente femminile e anche profondamente spirituale: una pratica sessuale così estrema e stigmatizzata viene vista anche come mezzo per avvicinarsi al divino e alla spiritualità. Come nella danza, usare il proprio corpo in qualità di tramite verso un Oltre.’
recensione di STEFANIA VITULLI – Il Giornale
Chissà che cosa avrebbe scritto Angela Carter, spavalda e caparbia esploratrice del legame tra erotismo e sottomissione (tanto da porsi la domanda letteraria del secolo: «Come può una ragazza carina come Simone perder tempo a leccare il culo di un vecchio noioso come Jean Paul?»), del libro-confessione di Toni Bentley, Surrender, scelto dal New York Times come uno dei migliori dell’anno, in cui l’ex ballerina di Balanchine narra step by step il suo percorso netto per vincere la battaglia fra i sessi. Chissà come avrebbe commentato la Carter, che ormai oltre un quarto di secolo fa, nel saggio La donna sadiana, difese l’immagine femminile proposta dal Marchese, la scoperta della Bentley, il sesso anale e le infinite variazioni sul tema, la sua pragmatica epifania (mai più la parte per il tutto, come nel sesso tradizionale, bensì la parte. Ed è tutto. Poi, vai a cena con chi ti pare) e la mistica agnizione (sottomettere il corpo di una donna non significa piegarne lo spirito. Si può farsi fare tutto, basta essere in grado di lasciare lui al momento giusto).
Perché abbiamo scelto questo libro:
Trent’anni fa, al cinema, ci era riuscito solo Marlon Brando con Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi. Ma il film venne censurato. Oggi invece l’argomento viene sollevato con regolarità nelle puntate di Sex and the City: le protagoniste si interrogano sull’opportunità di farlo o meno al primo appuntamento e si scambiano dritte su quale lubrificante usare. Perfino Bridget Jones, nel suo diario, ammette candidamente di averlo fatto con il suo amante, che sullo schermo ha la faccia d’angelo di Hugh Grant. Si parla di sesso, naturalmente, ma del tipo più politicamente scorretto: il sesso anale. È la caduta dell’ultimo dei tabù. Complice anche un libro dal titolo The Surrender: un vero e proprio inno alla sodomia scritto da Toni Bentley, una conturbante ex ballerina di danza classica. Ma c’è dell’altro, perché – scandalo nello scandalo – il sesso anale viene visto dall’autrice come un mezzo che, paradossalmente, porta al proprio accrescimento spirituale, un cammino attraverso il quale si raggiunge la beatitudine, ci si avvicina a Dio. Toni Bentley è una bella donna che non dichiara la sua età ma dovrebbe aver superato da poco i quaranta. Dopo aver raggiunto una certa fama nel New York Ballet, uno dei migliori corpi di ballo del mondo, con il grande maestro George Balanchine, la sua carriera viene interrotta per un incidente all’anca. Toni scopre le proprie doti di scrittrice e pubblica quattro libri, uno dopo l’altro. Adesso in America è un personaggio famoso, scrive per il ‘New York Times’, il ‘Los Angeles Times’, la ‘New York Review of Books’, tiene conferenze all’Università di Harvard e alla Oscar Wilde Society di Londra. Negli Stati Uniti The Surrender è stato un vero e proprio caso editoriale. La Bentley è stata accusata dalle femministe di aver scritto un elogio della sottomissione femminile e di aver riportato la donna alla condizione di cinquant’anni fa. I teocon sono insorti e l’hanno additata come nuovo Satana. Molti giornali si sono rifiutati di recensire il libro. Anche perché in ventidue stati americani, nonostante una decisione della Corte Suprema del 2003, la sodomia è di fatto ancora illegale. The Surrender è un memoir erotico a tutti gli effetti. Con un linguaggio colto e disinibito, Toni racconta le proprie esperienze sessuali, dalla scoperta del sesso al matrimonio giovanissima, dal divorzio dal marito dieci anni dopo alle esperienze con numerosi amanti. Ma l’incontro clou è quello con A-Man, un prestante giovanotto misterioso che sembra trovarsi al mondo per un unico fine: soddisfare la donna in tutti i modi possibili, in particolare sodomizzandola. A-Man è un sadico capace di dolcezza, Toni una masochista, ossessionata dal bisogno di amore e di trovare la pace spirituale. L’incontro fra i due è folgorante. Inizia una storia fatta solo di appuntamenti nella casa di lei. Per la precisione, 298 in tre anni. Segnalato dal ‘New York Times’ e dal ‘Publishers Weekly’ fra i migliori libri dell’anno, The Surrender è scritto bene. La Bentley si pone sulla scia della letteratura erotica più alta, dato che dichiara di essersi ispirata a Henry Miller, Anaïs Nin, Georges Bataille, D.H. Lawrence. Ma anche, più sorprendentemente, a Simone Weil, Virginia Woolf, Nietzsche e Kierkegaard. Quel che ne viene fuori è uno stile molto diretto e audace, ma denso di paradossi, citazioni e riferimenti letterari. Un libro insomma sia nei contenuti che nello stile fatto di corpo e anima insieme, in cui il corpo è uno strumento per arrivare all’anima. Ma The Surrender è anche un libro in cui si sovrappongono chiavi di lettura diverse e che, al di là della cruda esperienza di sesso, racconta una bellissima storia d’amore ossessivo e di dipendenza di una donna nei confronti del suo uomo. E infatti, nelle ultime pagine Toni Bentley racconta di come sia stato difficile e doloroso liberarsi di quell’amore per riuscire a raggiungere, finalmente, una totale accettazione di sé. Abbandonando per sempre il masochismo.
La Redazione
Dubbi e paure sull’ultimo tabù
Un’autrice dà scandalo in America. Con un tema forte, il sesso anale. Che da una parte spaventa e dall’altra affascina
di Maria Elena Barnabi, da Donna Moderna
Se permetterete a un uomo di avere un rapporto anale con voi (e tale privilegio dovrebbe spettare solo a un amante davvero sensibile) imparerete ad abbandonarvi ciecamente non solo a lui ma a voi stesse, a perdere completamente il controllo». Queste parole (in realtà sono state leggermente ammorbidite per rispettare la sensibilità di tutti) sono tratte dal libro The Surrender (L’arresa), Lain editore, l’opera autobiografica della ex ballerina classica Toni Bentley che sta scandalizzando l’America. Perché eleva il rapporto anale a poesia, come se fosse l’unica espressione della sessualità a permettere la vera unione tra un uomo e una donna.
Al di là delle esagerazioni letterarie, bisogna riconoscere che questo libro ha il merito di far parlare di un tema scottante, attorno al quale ci sono sempre stati brusii diffusi, ma raramente parole chiare. (…)
Armonie dell’amore anale
da XP Times
Scrivere di erotismo è sempre stato difficile, oggi addirittura sembra quasi impossibile. Ma se, come nel caso di Toni Bentley con The Surrender (Lain Edizioni, pp. 220, euro 12.50) l’alchimia funziona, si compie un miracolo di eleganza e di poesia.
Il memoir della nota e apprezzata ballerina di danza classica di Balanchine prende quota già dalle prime pagine. Inizia con una nota filosofica, una vera e propria dichiarazione di poetica e di atteggiamento verso il mondo: ‘Una volta ho amato un uomo così tanto da annichilirmi, completamente annullata: ero tutta Lui e niente Me. Ora mi amo quel tanto che basta perchè non esista alcun uomo: sono tutta Me e niente… Loro’.
Non abbiamo alcun dubbio, The Surrender è un libro brillante, ironico e possiede la verità e l’impudicizia della libertà e della poesia. Un inno alla sodomia ma soprattutto allo spirituale del soma. Lontano da spiritualismi, così modaioli, e da cinismi, ormai piuttosto dozzinali, la Bentley conduce il lettore dentro le sue più intime sensazioni, e lo fa con grazia e autentica spontaneità. E’ vero, The Surrender è un libro-scandalo, proprio come lo sono i libri di Bataille e Miller, anche se possiede un tocco del tutto femminile che lo assorella a Colette e soprattutto a Rachilde. Davvero ottima la traduzione, necessariamente al femminile, di Anna Mioni, e divertente la confezione. Insomma da regalarsi e da regalare, anche perchè è un vero capolavoro di scrittura, prima, e di erotismo, poi.
Parliamo di un libro che nientemeno ha fatto sobbalzare gli editori, perchè il sesso, come la danza e la musica, non è un linguaggio fatto di parole ma piuttosto di esperienze, di toni, di intensità, e questa di The Surrender è sicuramente stata per l’autrice l’occasione di andare oltre sè stessa, trasformarsi, scartando le facili derive per giungere all’approdo del trascendente. Una melodia di libertà nel sesso e nell’amore: niente insegnamenti sul sesso anale ma neppure minimamente incoraggiare in quella direzione, semmai entrare nell’essenza più profonda, nell’ombra, come la chiamava Jung, bucando il muro dell’inconscio con tutti i suoi tabù, la paura, il dolore, e ritornando alla vita reale con una più profonda conoscenza, una maggiore consapevolezza di sè stessa. La Bentley azzarda e si spinge un pò più in là ammettendo che l’amore anale può portare alla liberazione e avvicinare chi lo pratica all’estasi… ma non per tutti: il sesso è trascendenza, è un miracolo che può compiersi solo nell’attimo, nel qui e ora della nostra vita.
Noi Musicanti d’amore pensiamo che un buon sesso, coraggioso, sincero, aperto, possa ancora essere un gesto rivoluzionario, da veri ribelli, naturalmente solo per chi lo fa e solo in quel momento. Può essere la chiave giusta per conoscersi e confrontarsi su un piano che spesso la società non approva. Il sesso è una sorta di anarchia personale e politica, una dichiarazione di libertà che sempre è stata e ancora è molto pericolosa per coloro che mirano a mantenere salde le convenzioni sociali. Visitando il sito www.tonibentley.com potrete ‘annusare’ alcune di quelle ‘perverse’, splendide illuminazioni poetiche che troverete solo nella lettura individuale del libro.